Obietta Diserta Disobbedisci.

Il Ruolo della NATO nella guerra tra Russia e Ucraina

Questa narrazione è falsa. La Russia ha lanciato la sua invasione il 24 febbraio 2022 per perseguire i suoi obiettivi di sicurezza nazio- nale, soprattutto per impedire all’Ucraina di diventare membro della NATO. Il 17 dicembre 2021, la Russia ha presentato una bozza di accordo di sicurezza2 tra la Russia e i paesi della NATO, chiedendo di porre fine al suo allargamento. Gli Stati Uniti hanno rifiutato categoricamente qualsiasi negoziato sull’allargamento della NATO, facendo leva sull’affermazione secondo cui «le decisioni sull’allargamento spettano alla NATO stessa» e sull’articolo 10 del suo trattato costitutivo secondo cui «nessun paese terzo ha voce in capitolo in tali deliberazioni».

In collisione ci sono due affermazioni contrastanti sulla sicurezza nazionale. Gli Stati Uniti e la NATO ritengono che il perseguimento della sicurezza nazionale sia un diritto esclusivo di ciascun paese. La Russia ritiene che la sicurezza sia necessariamente una questione collettiva, poiché le decisioni di sicurezza nazionale di un paese (come la decisione di aderire alla NATO) possono avere un impatto negativo sulla sicurezza nazionale di un’altra nazione (come un paese confi- nante con la NATO). La Russia fa riferimento alla Carta dell’OSCE per la sicurezza europea, che afferma che: «Ogni Stato partecipante ha uguale diritto alla sicurezza. Riaffermiamo il diritto intrinseco di ogni Stato partecipante di essere libero di scegliere o cambiare i propri accordi di sicurezza, compresi i trattati di alleanza, man mano che si evolvono. Ogni Stato ha anche il diritto alla neutralità. Ogni Stato partecipante rispetterà i diritti di tutti gli altri a questo riguardo. Non rafforzerà la propria sicurezza a spese di quella degli altri Stati».

Alla vigilia dell’invasione russa in Ucraina, il 21 febbraio 2022, il Consiglio di sicurezza nazionale russo si è riunito per discutere e approvare l’“operazione militare speciale” della Russia. La provocazione dell’allargamento della NATO e la giustificazione della sua resistenza sono state ripetutamente sottolineate dai più alti funzionari russi durante la discussione. Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha spiegato il fallimento del tentativo della Russia di impedire l’allar- gamento della NATO attraverso la diplomazia: «Abbiamo ricevuto la loro risposta a fine gennaio. La valutazione di questa risposta mostra che i nostri colleghi occidentali non sono disposti ad accogliere le nostre principali proposte, in primo luogo quella di non espandere la NATO verso est. Questa richiesta è stata respinta con riferimento alla cosiddetta politica delle porte aperte del blocco e alla libertà di ogni Stato di scegliere il proprio modo di garantire la sicurezza. Né gli Stati Uniti né l’Alleanza Atlantica hanno proposto un’alternativa a questa disposizione chiave. Gli Stati Uniti stanno facendo di tutto per eludere il principio dell’indivisibilità della sicurezza, che consideriamo di fondamentale importanza e al quale abbiamo fatto molti riferimenti. Puntando sull’unico elemento che fa al caso loro – la libertà di scegliere le alleanze – ignorano completamente tutto il resto, compresa la condizione fondamentale che recita che a nessuno – né nella scelta delle alleanze né a prescindere da esse – è consentito di rafforzare la propria sicurezza a scapito di quella degli altri». Il presidente russo Vladimir Putin ha espresso la particolare preoccupazione che l’Ucraina, se diventasse un membro della NATO, potrebbe lanciare un’operazione militare per riprendere la Crimea con la forza, trascinando così tutti i paesi della NATO in una guerra contro la Russia.

I paesi della NATO hanno deliberatamente e pericolosamente oscurato il ruolo dell’allargamento a est nel corso del conflitto, anche se i leader russi sono sempre stati espliciti su questo punto, esprimendo la loro contrarietà a un tale ampliamento già da tempo. Sottolineare questo fatto non significa giustificare le azioni della Russia o con- donarle. Si tratta di spiegarle, alla ricerca di una via d’uscita pacifica dalla guerra e di una pace duratura.

La realtà è questa. Nonostante le affermazioni contrarie di Stati Uniti ed Europa, la Russia ritiene di combattere una guerra difensiva di sopravvivenza nazionale contro un’alleanza NATO che intende espandersi verso l’Ucraina e la Georgia, circondando così la Russia nella regione del Mar Nero e minacciando la sua sicurezza nazionale fon- damentale, compresa la sua flotta navale che ha sede a Sebastopoli, in Crimea, dal 1783. I leader russi di oggi ricordano la sconfitta della Russia contro la Gran Bretagna e la Francia nella guerra di Crimea (1853-56) e il successivo Trattato di Parigi (1856), che imponeva alla Russia di abbandonare la sua presenza navale nel Mar Nero. Nel 1870, dopo la sconfitta della Francia nella guerra franco-prussiana, la Russia ristabilì la sua presenza navale. I leader occidentali non riescono a capire o a riconoscere il motivo alla base della giustificazione russa per la guerra. I leader russi ritengono di condurre una guerra per la sopravvivenza nazionale della Russia (un punto che ribadiscono spesso), sono pronti a un’escalation, se necessario, fino alla guerra nucleare, per impedire una vittoria ucraina sul campo di battaglia che serva da preludio all’allargamento della NATO. La Russia combatterà, fino alla guerra nucleare, per impedire una vittoria dell’Ucraina e della NATO. Più direttamente, un’imminente perdita della Crimea sul campo di battaglia potrebbe provocare un’escalation nucleare da parte della Russia. Come ha giustamente osservato l’ex presidente Barack Obama in un’intervista rilasciata a “The Atlantic” nell’aprile 2016,7 la Russia vive in una I leader russI rItengono dI condurre una guerra per la sopravvIvenza della russIa,sono prontI a un’escalatIon, se necessarIo,fIno alla guerra nucleare, per ImpedIre una vIttorIa ucraIna sul campo dI battaglIa che serva da preludIo all’allargamento della nato condizione di perenne possibile “escalation del conflitto”, in quanto è pronta ad arrivare alla guerra nucleare per proteggere la sua presa sulla Crimea e per impedire l’allargamento della NATO (che minaccia direttamente la Crimea e la potenza militare della Russia più in generale).

Ne consegue che nel caso dell’Ucraina sono plausibili solo quattro esiti. Il primo è che la Russia vinca in modo definitivo sul campo di battaglia. Questa eventualità non può essere esclusa. La NATO potrebbe non avere gli approvvigionamenti di armamenti necessari e il sostegno politico all’interno dei paesi membri per far fronte allo sforzo bellico. La seconda è che l’Ucraina si dimostri vittoriosa in un contrattacco convenzionale nell’Ucraina meridionale, in Crimea e nel Donbass, in questo caso i pericoli di una guerra nucleare (o dell’entrata in guerra della Cina a fianco della Russia) diventereb- bero probabili. Il terzo è che la pace venga negoziata sulla base della fine dei combattimenti, del ritiro delle forze russe e dell’impegno degli Stati Uniti e degli altri paesi della NATO a non espandersi in Ucraina. Il quarto esito è una guerra perpetua, come quella che si è verificata in Afghanistan per oltre quarant’anni, dal 1979 al 2021. Solo l’esito negoziale, in cui la NATO si impegna a non allargarsi in cambio della pace, offre una strada significativa per la sopravvivenza e il benessere dell’Ucraina.

I paragrafi seguenti descrivono la spinta degli Stati Uniti per l’allargamento della NATO, il ruolo degli Stati Uniti e dell’Europa nel rovesciamento di Janukovič, il ruolo dell’allargamento della NATO nella preparazione dell’invasione del 2022 e, infine, l’ipotesi di una pace negoziata in cui la NATO si impegni a porre fine al suo allarga- mento come parte di un accordo di pace globale che fermi la guerra e fornisca all’Ucraina garanzie di sicurezza al di fuori della NATO.

Tre sono le radici profonde di questi eventi disastrosi. In primo luogo, gli Stati Uniti hanno deciso all’inizio degli anni Novanta, ben prima che Vladimir Putin fosse al potere, di espandere la NATO verso est, anche in Ucraina, nonostante avessero promesso ripetuta- mente al presidente sovietico Michail Gorbaciov che la NATO non si sarebbe mossa “di un solo centimetro verso est”. A volte si sostiene che l’allargamento della NATO sia una risposta alle minacce di Pu- tin, ma questo è falso.

In secondo luogo, i leader degli Stati Uniti e dell’Unione europea hanno strettamente legato l’UE e la NATO in un “partenariato stra- tegico”, rinunciando così al ruolo enormemente importante e co- struttivo della neutralità nel mantenere buone relazioni con la Rus- sia. Secondo la dichiarazione congiunta del 2016,8 l’UE e la NATO si sono impegnate a «sviluppare capacità di difesa coerenti, complementari e interoperabili degli Stati membri, dell’UE e degli alleati della NATO, nonché progetti multilaterali». La Russia, comprensi- bilmente, è arrivata a considerare l’UE come un’appendice dell’alle- anza militare guidata dagli Stati Uniti.

In terzo luogo, gli Stati Uniti e l’Unione europea si sono attivamente schierati e hanno promosso i movimenti politici dell’Ucraina occi- dentale, una sottoregione geografica che l’Unione Sovietica aveva ricavato dalla Polonia prebellica nel 1939. L’Ucraina occidentale è la parte dell’Ucraina più fortemente antirussa e pro NATO. Fino al 2014, la nazione era profondamente divisa sulla questione dell’en- trata nella NATO. In effetti, nei sondaggi, ampie maggioranze han- no regolarmente espresso il loro sostegno alla neutralità dell’Ucraina e non alla sua adesione alla NATO.9 Nel 2010, Viktor Janukovič ha vinto le elezioni con il voto dell’Ucraina meridionale e orientale e, una volta eletto, si è opposto all’allargamento promuovendo allo stesso tempo la neutralità dell’Ucraina. Questo è stato un motivo importante, se non decisivo, per cui i funzionari statunitensi hanno sostenuto attivamente la violenta insurrezione che lo ha rovesciato nel febbraio 2014.

Alla fine della guerra fredda, Michail Gorbaciov propose di sman- tellare l’alleanza militare del Patto di Varsavia e di consentire la riu- nificazione della Germania. Per placare i timori sovietici e russi che l’Occidente potesse approfittare di queste azioni particolarmente favorevoli, gli Stati Uniti e la Germania promisero esplicitamente e ripetutamente al presidente sovietico Gorbaciov e al presidente russo Eltsin che la NATO non si sarebbe allargata a est in risposta alla fine del Patto di Varsavia e alla riunificazione tedesca.
Nel 2017, il National Security Archive Project della George Wa- shington University ha pubblicato 31 documenti che dimostrano lo scambio ripetuto di messaggi tra i leader statunitensi e tedeschi, rappresentanti della stessa NATO, leader sovietici e russi, che pro- mettevano di non espandere la NATO verso est. Vale la pena citare la sintesi di questi documenti della GWU: «La famosa assicurazione del segretario di Stato americano James Baker “non un pollice verso est” sull’espansione della NATO, durante l’incontro con il leader sovietico Michail Gorbaciov del 9 febbraio 1990, faceva parte di una cascata di rassicurazioni sulla sicurezza sovietica fornite dai leader occidentali a Gorbaciov e ad altri funzionari sovietici durante tutto il processo di unificazione tedesca nel 1990 e nel 1991, secondo i documenti declassificati statunitensi, sovietici, tedeschi, britannici e francesi pubblicati pochi giorni or sono dal National Security Archive della George Washington University. I documenti dimostrano che diversi leader nazionali stavano considerando e rifiutando l’adesione dell’Europa centrale e orientale alla NATO fin dall’inizio del 1990 e per tutto il 1991, che le discussioni sulla NATO nel contesto dei ne- goziati per l’unificazione della Germania nel 1990 non erano affatto limitate allo status del territorio della Germania orientale e che le successive lamentele sovietiche e russe di essere stati ingannati sull’e- spansione della NATO erano fondate su memorandum e telefonate ai più alti livelli».10

Tali documenti rafforzano le critiche dell’ex direttore della CIA Ro- bert Gates per aver «spinto l’espansione della NATO verso est [negli anni Novanta], quando Gorbaciov e altri erano stati indotti a credere che non sarebbe successo». La frase chiave, sottolineata dai docu- menti, è «indotti a credere».

Queste rassicurazioni fatte a Gorbaciov ed Eltsin erano false. Un importante storico statunitense, che deve ancora presentare le sue scoperte al pubblico, mi ha rivelato recentemente che i documenti d’archivio dimostrano che i funzionari statunitensi avevano segre- tamente pianificato l’allargamento della NATO all’Europa centrale e orientale e all’Ucraina già nel 1992. Nel 1995, il presidente Bill Clinton si impegnò pubblicamente per l’allargamento della NATO, nonostante le forti obiezioni e il malcontento di Eltsin. Nel 2018, il National Security Archive Project della GWU ha pubblicato 25 do- cumenti relativi agli anni di Eltsin, datati dal 1991 al 1997. Ancora una volta, vale la pena citare il riassunto della GWU: «I documenti declassificati provenienti dagli archivi statunitensi e russi dimostrano che i funzionari statunitensi hanno indotto il presidente russo Boris Eltsin a credere, nel 1993, che il Partenariato per la Pace fosse l’alternativa all’espansione della NATO, piuttosto che un suo precursore, pianificando al contempo l’espansione dopo la rielezione di Eltsin nel 1996 e dicendo ripetutamente ai russi che il futuro sistema di sicurezza europeo avrebbe incluso, non escluso, la Russia».11

Il resoconto declassificato degli Stati Uniti di una conversazione chia- ve del 22 ottobre 1993 (documento 8) mostra il segretario di Stato Warren Christopher che assicura a Eltsin a Mosca che il Partenariato per la Pace riguardava l’inclusione della Russia insieme a tutti i paesi europei, non la creazione di una nuova lista con solo alcuni paesi europei per la NATO; e Eltsin che risponde: «Questo è geniale!». Nel suo libro di memorie Christopher affermò in seguito che Eltsin aveva frainteso – forse a causa dell’ubriachezza – il vero messaggio, ovvero che il Partenariato per la Pace avrebbe in realtà «portato a una graduale espansione della NATO»; ma l’effettivo cablogramma scrit- to dagli americani che riporta la conversazione avvalora le successive lamentele russe di essere stati ingannati.

L’opposizione sovietica e russa all’allargamento della NATO è stata ferma fin dall’inizio. Non c’era alcuna incertezza al riguardo. Ecco le parole del ministro degli Esteri Evgenij Primakov in una nota alla Duma di Stato russa nel 1997: «1. La nostra posizione nei confronti dell’espansione della NATO rimane sempre negativa. Ci opponiamo a questi piani e soprattutto alla possibilità di spostare le infrastruttu- re militari della NATO verso est. La ragione principale della nostra posizione negativa risiede nel fatto che la realizzazione di questi piani, oggettivamente, a prescindere dal fatto che qualcuno si ponga o meno questo obiettivo, porterà alla creazione di nuove linee di divi- sione in Europa [e] al deterioramento dell’intera situazione geopoliti- ca globale. Non possiamo essere d’accordo con le affermazioni secon- do cui dietro questi piani di espansione non c’è l’intenzione di creare alienazione tra gli Stati europei. [L’espansione della NATO creerà inevitabilmente tale alienazione, se si considerano gli aspetti psicologici, politici e militari a essa collegati; potrebbe portare a uno scivola- mento verso un nuovo confronto e a un indebolimento della fiducia tra la Russia e gli Stati occidentali]. 2. Riteniamo che l’intera logica dell’espansione della NATO non sia convincente. Nel 1990-1991, la leadership dei paesi occidentali ci ha assicurato che la NATO non si sarebbe spostata “di un solo centimetro” verso est e che l’accettazio- ne di nuovi membri dell’Europa centrale e orientale nell’alleanza era completamente esclusa. Sorge spontanea una domanda: la Russia di oggi rappresenta una minaccia maggiore di quella dell’Unione Sovie- tica di allora? Stiamo parlando di una decisione le cui conseguenze definiranno la configurazione europea per decenni. I politici che oggi sono al potere avranno una responsabilità storica».

I leader russi non sono stati gli unici a essere sconvolti dalla doppiez- za e dalla scarsa capacità di giudizio degli Stati Uniti nel promuovere l’allargamento della NATO. Il più saggio esperto americano di politica estera sulle relazioni tra Stati Uniti e Russia, George Kennan, fu intransigente nel suo duro giudizio espresso nel 1997: «È in gioco qualcosa di estremamente importante con l’allargamento della NATO. E forse non è troppo tardi per avanzare un’opinione che, credo, non sia solo mia, ma condivisa da molti altri con una vasta e, in molti casi, più recente esperienza in materia di Russia. Il punto di vista, detto senza mezzi termini, è che l’espansione della NATO sarebbe l’errore più fatale della politica americana dell’intero dopoguerra. Ci si può aspettare che una tale decisione infiammi le tendenze nazionalistiche, antioccidentali e militariste dell’opinione pubblica russa; che abbia un effetto negativo sullo sviluppo della de- mocrazia russa; che ripristini l’atmosfera della guerra fredda nelle relazioni tra Est e Ovest e che spinga la politica estera russa in direzio- ni decisamente non di nostro gradimento. E, ultimo ma non meno importante, potrebbe rendere molto più difficile, se non impossibile, assicurare la ratifica dell’accordo Start II da parte della Duma russa e ottenere ulteriori riduzioni degli armamenti nucleari [...]. I russi sono poco impressionati dalle assicurazioni americane che l’allarga- mento della NATO non rifletta intenzioni ostili. Vedrebbero il loro prestigio (sempre al primo posto nella mente dei russi) e la loro sicurezza danneggiati. Naturalmente, non avrebbero altra scelta che accettare l’allargamento come un fatto militarmente compiuto. Ma continuerebbero a considerarla come un rifiuto da parte dell’Occi- dente e probabilmente cercherebbero altrove le garanzie di un futuro sicuro e pieno di speranze per se stessi».13

Anche il segretario alla Difesa statunitense William Perry si è op- posto con forza alla decisione di Clinton di espandere la NATO, ritenendo che la tempistica avrebbe messo a rischio le relazioni con la Russia. Nel 2017, Perry ha scritto quanto segue sull’allargamento della NATO: «La Russia considerava l’espansione della NATO in corso nel 1997-99 come una minaccia e la successiva inclusione de- gli Stati baltici come una “marcia della minaccia NATO fino al loro confine”. Con una condotta tutt’altro che illuminata, gli Stati Uniti e la NATO si sono generalmente comportati come se le preoccupazio- ni della Russia fossero irrilevanti. Particolarmente irritanti per i russi sono state le azioni della NATO in Kosovo, il dispiegamento di una difesa missilistica balistica (BMD) in Europa e alcunI apologetI della polItIca statunItense hanno sostenuto che
la decIsIone dI allargare la nato all’ucraIna è stata una reazIone all’atteggIamento aggressIvo dI putIn, non una provocazIone a Putin.Questo è assolutamente falso. l’IntenzIone del governo statunItense dI espandersi all’ucraIna

Alcuni apologeti della politica statunitense hanno sostenuto che la decisione di allargare la NATO all’Ucraina è stata una reazione all’atteggiamento aggressivo di Putin, non una provocazione a Putin. Questo è assolutamente falso.

L’intenzione del governo statunitense di espandersi all’Ucraina è stata pianificata negli anni Novanta, ben prima che Putin salisse al potere e ben prima che George W. Bush Jr. spingesse per l’allargamento della NATO durante il vertice del 2008 a Bucarest. In un articolo rivelato la continuazione dell’espansione della NATO, fino a comprendere gli Stati baltici, che erano stati parte della Russia degli zar e, per alcuni decenni, dell’Unione Sovietica. Successivamen- te, la NATO avviò il processo di adesione della Georgia e dell’Ucraina.

A questo punto la Russia prese ulteriormente le distanze dalla NATO e mostrò un crescente risentimento nei confron- ti degli Stati Uniti, ritenendo che questi ultimi non mostrassero alcuna considerazione per i sentimenti e gli interessi russi, concludendo che avremmo fatto ciò che più ci conviene, lasciando che la Russia se la cavasse da sola». E' stata pianificata neglI annI novanta, ben prima che Putin salisse
al potere re del 1997 su “Foreign Affairs”, undici anni prima quindi, l’ex con- sigliere per la sicurezza nazionale Zbigniew Brzezinski ha delineato con precisione la futura tempistica dell’allargamento della NATO: «Di conseguenza, l’allargamento della NATO e dell’UE dovrebbe procedere per gradi. Supponendo un impegno sostenuto da parte degli Stati Uniti e dell’Europa occidentale, ecco un calendario specu- lativo ma realistico per queste fasi: entro il 1999, i primi tre membri dell’Europa centrale saranno stati ammessi nella NATO, anche se la loro inclusione nell’UE non avverrà probabilmente prima del 2002 o del 2003; entro il 2003, l’UE avrà probabilmente avviato i colloqui di adesione con tutte e tre le repubbliche baltiche, e anche la NATO avrà fatto passi avanti per la loro adesione, così come per quella della Romania e della Bulgaria, con la possibilità che la loro adesione sia completata prima del 2005; tra il 2005 e il 2010, anche l’Ucraina, a condizione che abbia fatto riforme interne significative e sia stata identificata come paese dell’Europa centrale, dovrebbe essere pronta per i negoziati iniziali con l’UE e la NATO».

Nel suo libro “La scacchiera globale”, pubblicato nello stesso anno, Brzezinski ha spiegato l’importanza strategica dell’Ucraina nella competizione tra Stati Uniti e Russia per il potere, scrivendo che l’Ucraina è un “perno geografico” dell’Eurasia. Se la Russia dovesse perdere la sua influenza sull’Ucraina, ha dichiarato Brzezinski, cesse- rebbe di essere una grande potenza. In sostanza, gli Stati Uniti stanno seguendo la strategia delineata da Lord Palmerston e dall’imperatore Napoleone III nella loro guerra contro la Russia nel 1853-56. L’o- biettivo della guerra di Crimea era quello di porre fine alla potenza navale e all’influenza geopolitica russa, mettendo all’angolo la Russia nel Mar Nero.

Nel 2006, Robert Kagan, uno dei principali sostenitori dell’“egemonia liberale” dell’Occidente e marito del sottosegretario di Stato america- no Victoria Nuland, ha scritto quanto segue a proposito del sostegno degli Stati Uniti alla “rivoluzione colorata” (rivoluzione arancione, ndt) in Ucraina nel 2005 e a eventi simili altrove: «Ma i russi e i ci- nesi non vedono nulla di naturale in questi eventi, solo colpi di stato sostenuti dall’Occidente e progettati per far avanzare l’influenza oc- cidentale in zone strategicamente vitali del mondo. Si sbagliano così tanto? Il successo della liberalizzazione dell’Ucraina, sollecitata e so- stenuta dalle democrazie occidentali, non potrebbe essere il preludio all’incorporazione di questa nazione nella NATO e nell’Unione euro- pea – in breve, all’espansione dell’egemonia liberale occidentale?».16 Nel 2007, Putin ha pronunciato un fervente discorso al vertice sulla sicurezza di Monaco, invocando la cooperazione russa con gli Stati Uniti e l’Europa sul disarmo e su altre questioni, denunciando al contempo l’allargamento della NATO: «Credo sia ovvio che l’espan- sione della NATO non ha alcuna relazione con la modernizzazio- ne dell’Alleanza stessa o con la garanzia di sicurezza in Europa. Al contrario, rappresenta una grave provocazione che riduce il livello di fiducia reciproca. E abbiamo il diritto di chiederci: contro chi è diretta questa espansione? E che fine hanno fatto le rassicurazioni fatte dai nostri partner occidentali dopo lo scioglimento del Patto di Varsavia? Dove sono oggi quelle dichiarazioni? Nessuno se le ricor- da. Ma mi permetto di rammentare a questo pubblico ciò che è stato detto. Vorrei citare il discorso del segretario generale della NATO Woerner a Bruxelles il 17 maggio 1990. In quell’occasione disse che: “il fatto che siamo pronti a non collocare un esercito della NATO al di fuori del territorio tedesco offre all’Unione Sovietica una solida garanzia di sicurezza”. Dove sono queste garanzie? [...] La NATO non è un’organizzazione universale, al contrario dell’ONU. È in- nanzitutto un’alleanza militare e politica, militare e politica! Ebbene, garantire la propria sicurezza è un diritto di ogni Stato sovrano. Non siamo contrari a questo. Certo, non ci opponiamo a questo. Ma perché è necessario mettere infrastrutture militari ai nostri confini durante questa espansione? Qualcuno può rispondere a questa do- manda?».17 Nel 2008, il presidente Bush ha insistito affinché i mem- bri della NATO accettassero l’allargamento della NATO all’Ucraina. Molti leader europei rimasero sconcertati. Un leader europeo mi ha spiegato personalmente quanto fosse pericolosa la mossa di Bush e quanto fosse fortemente osteggiata dagli europei. Ciononostan- te, gli europei si sono allineati agli Stati Uniti nell’impegnarsi per l’allargamento della NATO all’Ucraina e alla Georgia. La Dichiara- zione del vertice NATO di Bucarest del 2008 afferma: «La NATO accoglie con favore le aspirazioni euro-atlantiche dell’Ucraina e della Georgia a diventare membri della NATO. Oggi abbiamo concorda- to che questi paesi diventeranno membri della NATO. Entrambe le nazioni hanno dato un contributo prezioso alle operazioni dell’Al- leanza. Accogliamo con favore le riforme democratiche in Ucraina braio 2007, disponibile su en.kremlin.ru/events/president/transcripts/copy/24034. 65 e Georgia e attendiamo con ansia le elezioni parlamentari libere ed eque che si terranno in Georgia a maggio. Il MAP (Membership Action Plan) è il passo successivo per l’Ucraina e la Georgia nel loro cammino verso l’adesione. Oggi affermiamo chiaramente che sosteniamo le richieste di MAP di questi paesi. Pertanto, inizieremo ora un periodo di intenso impegno con entrambi ad alto livello politico per affrontare le questioni ancora aperte relative alle loro domande di MAP. Abbiamo chiesto ai ministri degli Esteri di fare una prima valutazione dei progressi compiuti durante la riunione del dicembre 2008. I ministri degli Esteri hanno l’autorità di decidere sulle do- mande di MAP dell’Ucraina e della Georgia».18

IL ROVESCIAMENTO DEL PRESIDENTE UCRAINO VIKTOR JANUKOVIČ

Il piano di allargamento della NATO è rimasto in sospeso nel periodo 2010-13 perché l’Ucraina era divisa al suo interno sulla questio- ne dell’adesione alla NATO, con una maggioranza significativa di ucraini contrari all’adesione secondo quasi tutti i sondaggi riportati da Wikipedia. Il presidente ucraino Viktor Janukovič ha perseguito una politica di neutralità, adottata dal Parlamento ucraino nel 2010. Janukovič ha perseguito l’adesione all’UE insieme alla neutralità, ma alla fine del 2013 ha ritardato la firma di un piano di adesione all’UE a causa delle continue difficoltà nei negoziati dell’Ucraina con il Fondo monetario internazionale, delle preoccupazioni della Russia che l’adesione dell’Ucraina all’UE avrebbe danneggiato gravemente gli scambi commerciali con la Russia e la disponibilità della Russia a fornire crediti su larga scala all’Ucraina per soddisfare le urgenti necessità finanziarie del paese. L’UE avrebbe potuto e dovuto affron- tare queste preoccupazioni, collaborando sia con la Russia che con l’Ucraina per adottare misure che evitassero una dannosa alterazione degli scambi commerciali e negoziando sia con la Russia che con l’Ucraina sulle impellenti necessità finanziarie dell’Ucraina. Invece, l’UE ha respinto in modo arrogante e incauto qualsiasi tentativo di coinvolgere la Russia nelle discussioni e ha insistito sul fatto che l’Ucraina stava mettendo a rischio il proprio futuro non firmando in quel momento con l’UE.

Questa strategia dell’UE ha fatto il gioco degli Stati Uniti e, in effetti, potrebbe essere stata coordinata con gli Stati Uniti. Quando sono scoppiate le proteste a Kiev per la rottura dei negoziati UE-Ucraina, il governo e le ONG statunitensi hanno fomentato le proteste. Anzi, le organizzazioni statunitensi hanno finanziato direttamente i mani- festanti. Lo so perché il leader locale di una ONG statunitense mi ha spiegato con orgoglio e con dovizia di particolari come ha finan- ziato Maidan. Politici statunitensi di spicco, tra cui alcuni senatori americani, sono volati a Kiev per incitare i manifestanti; pensiamo a come si sarebbero sentiti i leader statunitensi e l’opinione pubblica se politici cinesi o russi di alto livello fossero volati a Washington per fomentare le proteste nella capitale, ad esempio il 6 gennaio 2021. In effetti, tutti gli indizi indicano un profondo impegno degli Stati Uniti nel violento cambio di regime avvenuto alla fine di febbraio 2014. L’assistente del segretario di Stato americano per gli Affari europei, Victoria Nuland, che in precedenza era stata ambasciatrice degli Stati Uniti presso la NATO e attualmente è sottosegretario di Stato americano per gli Affari politici, è stata coinvolta nella sele- zione dei membri del governo del dopo Janukovič, un fatto rivelato dall’intercettazione russa di una telefonata della Nuland con l’amba- sciatore degli Stati Uniti Geoffrey Pyatt, in cui, due settimane pri- ma del rovesciamento di Janukovič, la Nuland descrive chi entrerà e chi uscirà dal nuovo governo. Durante la telefonata, Nuland ha sfacciatamente liquidato il ruolo dell’Europa nella questione con un’imprecazione ormai famosa. In particolare, le azioni della Nu- land erano strettamente coordinate con il vicepresidente Joe Biden e con il consigliere per la sicurezza nazionale di Biden, allora e oggi, Jake Sullivan. A un certo punto della conversazione registrata, Nu- land spiega che Biden interverrà per consolidare l’accordo: «Nuland: Geoff, quando ho scritto la nota [il consigliere per la sicurezza nazio- nale del vicepresidente degli Stati Uniti, Jake] Sullivan mi ha risposto con un VFR [diretto a me], dicendo che avete bisogno del [vicepre- sidente degli Stati Uniti, Joe] Biden e io ho detto che probabilmente domani per un “attaboy” (espressione di incoraggiamento, ndt) e per fissare i “deets” [dettagli]. Quindi Biden è disponibile».

La storia completa degli eventi violenti dell’ultimo giorno di Janukovič è ancora incerta, ma le prove processuali, attentamente studiate dal professor Ivan Katchanovski dell’Università di Ottawa, indicano che la violenza è stata guidata da gruppi nazionalisti ucraini che hanno sparato sulla polizia e sui manifestanti. Ciò è in contrasto con la nar- razione sostenuta dal governo statunitense, secondo cui le violenze sarebbero state commesse dai servizi di sicurezza di Janukovič. Lo stu- dio di Katchanovski è pienamente coerente con un’operazione segreta di cambio di regime per rovesciare Janukovič: «Questa indagine ac- cademica conclude che il massacro è stato un’operazione “false flag”, pianificata e condotta razionalmente con l’obiettivo di rovesciare il governo e prendere il potere. Ha trovato diverse prove del coinvol- gimento di un’alleanza tra organizzazioni di estrema destra, in parti- colare Right Sector e Svoboda, e partiti oligarchici, come Fatherland. Tiratori e osservatori nascosti sono stati individuati in almeno 20 edi- fici o aree controllate dal Maidan. Le varie prove che i manifestanti sono stati uccisi da questi luoghi includono circa 70 testimonianze, principalmente di manifestanti del Maidan, diversi video di “cecchi- ni” che prendono di mira i manifestanti da questi edifici, il confronto delle posizioni dei singoli manifestanti al momento dell’uccisione e delle loro ferite d’ingresso, e i segni di impatto dei proiettili. Lo studio ha portato alla luce diversi video e foto di “cecchini” armati del Mai- dan e di osservatori in molti di questi edifici».

Janukovič e i leader dell’opposizione hanno raggiunto un accordo22 il 21 febbraio 2014, con la mediazione della Russia e dell’UE, in base al quale l’Ucraina avrebbe tenuto nuove elezioni nazionali più tardi nel corso dell’anno, ma quando l’insurrezione ha preso violentemente d’as- salto gli edifici governativi il giorno successivo e Janukovič è fuggito per salvarsi, gli Stati Uniti e l’UE hanno immediatamente riconosciuto il nuovo governo extra-costituzionale. Il consigliere per la sicurezza nazio- nale degli Stati Uniti, Susan Rice, ha erroneamente attribuito la colpa delle violenze a Janukovič: «Il popolo ucraino si è espresso pacificamen- te. È stato accolto con violenza. E non è finita bene per Janukovič».23 In realtà, gli Stati Uniti e l’Unione europea hanno sostenuto un colpo di Stato. La guerra in Ucraina è scoppiata poco dopo, con la Russia che ha preso il controllo della Crimea e i gruppi filorussi che hanno preso il controllo di parti della regione del Donbass.

Dopo il rovesciamento di Janukovič, il nuovo governo ucraino so- stenuto dall’Occidente ha rapidamente invertito la precedente neu- tralità dell’Ucraina e ha chiesto l’adesione alla NATO. Inoltre, tra le sue prime azioni c’è stata una legge per porre fine all’uso della lingua russa in tutta l’Ucraina, anche se questa misura è stata poi sospesa. Nel periodo 2014-21, la NATO ha attuato un piano per addestrare l’esercito ucraino e renderlo interoperabile con le forze della NATO. Gli Stati Uniti hanno fornito circa 2,5 miliardi di dollari in aiuti militari tra il 2014 e il 2021.

Nel 2014 e nel 2015, l’Ucraina ha negoziato gli accordi di pace Minsk I e Minsk II con i separatisti filorussi nel Donbass. L’accordo di Minsk II, firmato nel febbraio 2015, è stato co-garantito da Fran- cia e Germania. L’accordo prevedeva un cessate il fuoco, uno scambio di prigionieri e riforme costituzionali per dare una forma di autogo- verno alle regioni a prevalenza etnica russa dell’Ucraina orientale. I governi ucraini che si sono succeduti non hanno rispettato i termini dell’accordo di Minsk II e i leader ucraini hanno dichiarato di non avere alcuna intenzione di attuare l’accordo (in un’intervista a “Der Spiegel”, Zelensky ha dichiarato: «Per quanto riguarda Minsk nel suo complesso, ho detto a Emmanuel Macron e Angela Merkel: non sare- mo in grado di attuarlo in questo modo»).25 Più sorprendentemente, né la Francia né la Germania si sono sforzate di far rispettare all’Ucraina i termini dell’accordo. In effetti, in una straordina- ria intervista del dicembre 2022, l’ex Cancellie- ra Angela Merkel ha riconosciuto che l’accordo di Minsk II «è stato un tentativo di dare tempo all’Ucraina che ha usato questo tempo per diven- tare più forte, come si può vedere oggi. L’Ucraina del 2014-2015 non è l’Ucraina moderna».

Dal punto di vista della Russia, il periodo tra il 2014 e il 2021 è quindi caratterizzato da un grave deterioramento della sicurezza nazionale. L’Ucraina veniva sempre più armata dagli Stati Uniti e resa interoperabile con le forze della dal punto dI vIsta della russIa,Il perIodo tra Il 2014 e Il 2021 è caratterIzzato da un grave deterIoramento della sIcurezza nazIonale. l’ucraIna venIva sempre pIù armata daglI statI unItI e resa InteroperabIle con le forze della nato

AGENDA UNA PACE POSSIBILE PER L’EUROPA

NATO; l’accordo di Minsk II non veniva applicato e l’esercito ucrai- no continuava ad attaccare le regioni separatiste del Donbass. L’elezione di Joe Biden nel novembre 2020 ha peggiorato il quadro della sicurezza dal punto di vista della Russia, poiché Biden apparteneva al campo neoconservatore e, insieme a Nuland e Sullivan, aveva avuto un ruolo nella cacciata di Janukovič nel 2014.

Al primo vertice dell’era Biden, la NATO ha riaffermato «il no- stro impegno per la politica della porta aperta della NATO ai sensi dell’articolo 10 del Trattato di Washington, che ha avuto un successo storico [...]. La porta della NATO rimane aperta a tutte le demo- crazie europee che condividono i valori della nostra Alleanza, che sono disposte e in grado di assumersi le responsabilità e gli obblighi dell’adesione, che sono in grado di promuovere i principi del Trattato e la cui inclusione può contribuire alla sicurezza dell’area del Nord Atlantico. Le decisioni sull’allargamento spettano alla NATO stes- sa; nessuna terza parte ha voce in capitolo in questo processo».26 La NATO ha riaffermato in modo specifico le decisioni prese al vertice di Bucarest del 2008 e la Georgia e l’Ucraina diventeranno membri dell’Alleanza NATO. Inoltre, il comunicato del 2021 afferma che «la Russia continua a violare i valori, i principi, la fiducia e gli impegni delineati nei documenti concordati che sono alla base delle relazioni NATO-Russia [...]. Abbiamo sospeso ogni cooperazione pratica civi- le e militare con la Russia, pur rimanendo aperti al dialogo politico. Finché la Russia non dimostrerà di rispettare il diritto internazionale e i suoi obblighi e responsabilità internazionali, non si potrà tornare al “business as usual”».

Alla fine del 2021, Putin ha presentato un progetto di Accordo sulle misure per garantire la sicurezza della Federazione Russa e degli Stati membri dell’Organizzazione del Trattato Nord Atlantico.27 Oltre a una bozza di disposizioni che limitano il posizionamento di forze NATO in prossimità della Russia, la bozza di accordo invitava «tut- ti gli Stati membri dell’Organizzazione del Trattato Nord Atlantico [a] impegnarsi ad astenersi da qualsiasi ulteriore allargamento della NATO, compresa l’adesione dell’Ucraina e di altri Stati». Purtroppo, il 16 gennaio 2022, gli Stati Uniti e altri paesi della NATO hanno respinto categoricamente l’invito a porre fine all’allargamento della Il ministro degli Esteri Sergei Lavrov ha poi approfondito lo stesso punto, come accennato nell’introduzione.

PORRE FINE ALLA GUERRA IN UCRAINA ATTRAVERSO I NEGOZIATI

Non abbiamo bisogno di una sfera di cristallo per discernere i con- torni fondamentali di un accordo di pace negoziato che avrebbe posto fine alla guerra in Ucraina. Il fatto è che tale accordo era in fase di completamento nel marzo 2022, appena un mese dopo l’i- nizio dell’invasione russa. I punti principali dell’accordo erano che i combattimenti sarebbero cessati, l’Ucraina sarebbe stata un paese neutrale, avrebbe ricevuto garanzie di sicurezza e le dispute riguar- danti la Crimea e il Donbass sarebbero state risolte in futuro. All’e- poca, i negoziatori di Russia e Ucraina avevano espresso ottimismo sulla possibilità di raggiungere presto un accordo. Poi i negoziati si sono improvvisamente interrotti quando l’Ucraina ha abbandonato il tavolo in dirittura d’arrivo. L’ex primo ministro israeliano Nafta- li Bennett, che fungeva da mediatore, ha confermato che gli Stati Uniti e gli alleati della NATO avevano bloccato l’accordo, forse per la preoccupazione che la NATO potesse apparire debole agli occhi della Cina.

È tempo che i paesi della NATO riconoscano che l’espansione della NATO verso l’Ucraina e la Georgia è troppo minacciosa per la Russia per essere perseguita, e per questo motivo concordino con la Rus- sia di fermare l’espansione della NATO come parte di un accordo di pace globale negoziato che garantisca anche la sovranità e la sicurezza dell’Ucraina e il ritiro delle forze militari russe. Senza dubbio, la risoluzione politica finale della Crimea e del Donbass richiederà anni, dopo l’accordo di base per porre fine ai combattimenti, ma questi ultimi possono terminare ora e la ricostruzione dell’Ucraina può ini- ziare, anche se alcune parti del conflitto rimarranno congelate nei prossimi anni. Le alternative sono molto più fosche, tra cui una pos- sibile sconfitta dell’Ucraina, un’escalation verso la guerra nucleare o una guerra perpetua che si trascinerebbe per anni e persino decenni, causando miseria, morte e distruzione evitabili.

 

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